Acido urico nel siero come predittore di mortalità e future riacutizzazioni di malattia polmonare ostruttiva cronica


L’acido urico nel siero aumenta nelle malattie respiratorie, soprattutto in presenza di ipossia e infiammazione sistemica.
È stato valutato l'acido urico come biomarcatore per la previsione di mortalità e future esacerbazioni acute di broncopneumopatia cronica ostruttiva ( BPCO ).

L'acido urico è stato misurato in 314 pazienti ricoverati per esacerbazioni acute di malattia polmonare ostruttiva cronica.
I pazienti sono stati valutati mensilmente per 1 anno.

I livelli di acido urico erano più elevati nei pazienti con più grave limitazione del flusso aereo e in quelli con frequenti riacutizzazioni.

I livelli di acido urico elevati ( 6.9 mg • dl-1 o più ) erano un predittore indipendente di mortalità a 30 giorni ( hazard ratio, HR=1.317; P=0.044 ), ma non di mortalità a 1 anno.

I pazienti con elevati livelli sierici di acido urico hanno richiesto ricoveri più lunghi e più spesso hanno avuto bisogno di ventilazione non-invasiva e ammissione al reparto di terapia intensiva entro 30 giorni.

Inoltre, alti livelli di acido urico sono stati associati con aumentato rischio e ospedalizzazione per esacerbazioni acute di malattia polmonare cronica ostruttiva in 1 anno ( incidence rate ratio, IRR=1.184 e 1.190, rispettivamente; entrambi P minore di 0.001 ).

L'acido urico è risultato associato a un aumento della mortalità a 30 giorni e con il rischio di esacerbazioni acute di broncopneumopatia cronica ostruttiva e di ricoveri in 1 anno di follow-up.
Questo biomarcatore a basso costo può essere utile per l'identificazione dei pazienti con malattia polmonare cronica ostruttiva ad alto rischio che potrebbero beneficiare di un trattamento intensivo. ( Xagena2014 )

Bartziokas K et al, ERJ 2014; 43: 43-53

Pneumo2014



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